Oltre

Margot Errante

Non ho mai conosciuto Margot, so qualcosa della sua vita, l’ho letta avidamente. Ma ciò che leggi dice poco talvolta, dice di più se non narra i fatti ma quei vuoti tra un evento e il successivo, dove si annida l’anima.

 

Come rivela un’immagine, una foto.

 

Mi avvicino affascinato dalle prime foto, dalla provocazione che racchiudono, dalle parole che le chiosano. Sono turbato, mi portano dentro, vengo letteralmente gettato nei recessi più bui delle mie paure: ciò che apre è al contempo ciò che delimita, la vastità è respiro immenso fino al confine asfittico del nulla.

 

Di tutte le foto a Margot gliene ho chiesta una, da pubblicare qui, per noi. Chi è viandante dello Spirito sa subito dove mi ha portato: nessuna gratificazione per chi osa, la ricompensa è l’osare in sé stesso, si apre un deserto di pietre là dove attendevi acqua, frescura. Quando arrivi su quel margine di mondo civilizzato e quindi comodo – che chiedi comodo – hai solo due possibilità, assuefarti e vedere ciò che speri, o aprire gli occhi e scorgere un barlume del vero. Non il vero maiuscolo, valido per tutti, no. Piuttosto il tuo vero personale, ossia il tuo passo, il minuscolo passo oltre.

 

La trance collettiva ne viene divelta, dicono in un istante. Sei nel deserto, non inizia il “bene” ma l’autentico te stesso. Di ciò che credevi bello e facile resta poco, ma la bellezza non manca, arriva rapida come un ceffone, ti risveglia. Non ti forzerai a pensare positivamente, non baratterai quel deserto per immagini edulcorate.

Sai solo che procederai, sotto il cielo, inarrestabile.

 

Ovvio, è l’acqua che cerchi infine, non ci si tuffa sulle pietre aguzze. Solo che non la cerchi dove ti hanno detto di guardare, la trovi dove non guarderesti mai: si è raccolta altrove, in quello spiraglio d’oltre.

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